Da amante del giallo italiano quale sono, ho incontrato diversi personaggi, commissari, ispettori, vice ispettori nel mio percorso.
Ultimo: Ricciardi, creatura di Maurizio De Giovanni, affascinante commissario in una Napoli fascista, personaggio cupo, malinconico, introverso e misterioso. Affascinante perchè, nella sua cupezza, ti prende, ti conduce per mano nel proprio sordo dolore, che lo scava, lo avvilisce, lo nobilita insieme. Un uomo scomodo, scostante e urticante, ma profondamente attraente, Infatti, pur amato in silenzio da più donne, non riesce ad uscire dalla propria solitudine e vi si rigira, compiaciuto della propria malinconia, con unica concessione all'anziana "tata" cui permette di accudirlo. Un uomo dal segreto dono di vedere i morti, nel loro ultimo attimo di dipartita dalla vita, e grazie ai quali intuisce le soluzioni - ancorchè talvolta prendendone abbagli - di delitti e tragedie.
L'opposto di Arrigoni, milanese degli anni '50, nato dalla penna di Dario Crapanzano, personaggio bonario, sereno, amato e stimato, con una solida famiglia e un contorno di colleghi in perenne adorazione delle sue intuizioni, prettamente concrete e sagaci. Il primo vive in una Napoli ventosa e frustata da veti e divieti di epoca mussoliniana, il secondo in una Milano in pieno dopoguerra, in volonterosa espansione, in ottimistico boom.
Mi è piaciuto tuttavia accostarli in un giudizio globalmente molto positivo, perchè entrambi gli autori riescono a condurti nelle loro indagini con grande maestria e tenendoti in sospeso fino al termine, e ti pare quasi di conoscerli, alla fine, ammirandoli e, perfino, quasi amandoli nei loro difetti e nelle loro debolezze. Due bei personaggi, che merita conoscere a fondo nei diversi libri cui appartengono.
L'opposto di Arrigoni, milanese degli anni '50, nato dalla penna di Dario Crapanzano, personaggio bonario, sereno, amato e stimato, con una solida famiglia e un contorno di colleghi in perenne adorazione delle sue intuizioni, prettamente concrete e sagaci. Il primo vive in una Napoli ventosa e frustata da veti e divieti di epoca mussoliniana, il secondo in una Milano in pieno dopoguerra, in volonterosa espansione, in ottimistico boom.
Mi è piaciuto tuttavia accostarli in un giudizio globalmente molto positivo, perchè entrambi gli autori riescono a condurti nelle loro indagini con grande maestria e tenendoti in sospeso fino al termine, e ti pare quasi di conoscerli, alla fine, ammirandoli e, perfino, quasi amandoli nei loro difetti e nelle loro debolezze. Due bei personaggi, che merita conoscere a fondo nei diversi libri cui appartengono.
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