SEMINA IL VENTO di Alessandro Perissinotto
Amaro, un pugno nello stomaco: il romanzo di Perissinotto ti colpisce nel
profondo. Romanzo politico, fortemente connotato, nel quale la
bellissima storia d'amore tra l'italiano Giacomo e Shirin, iraniana,
costituisce il pretesto per rappresentare il conflitto tra ciò che è
buono, colto, corretto, rappresentato dai protagonisti, e quanto di
becero, ignorante, rozzo esiste nel mondo che li circonda. Quando, infatti,
la coppia si trasferisce da Parigi (dove si è conosciuta) nel paese natale di Giacomo, tra le Alpi
piemontesi, in un impeto di romantico "ritorno alle origini", "via dalla
pazza folla", alla ricerca delle cose vere, genuine, autentiche, si
scontra l'incomprensione della gente, che diviene presto frustrazione e degenera in
annichilimento.
Nello scontro, però, tutto il male sta da una parte sola, in modo talmente duro da non consentire via di uscita. Il male viene visto in tutto ciò che è fede, tradizione, legame, comunità, religione quasi fossero sinonimi di chiusura, arretratezza mentale, faciloneria, semplicismo, ignoranza.
La prosa ineccepibile e le descrizioni curate ne fanno un romanzo di piacevole lettura, ma i contenuti restano per me discutibili, pertanto la sensazione finale è di amaro, di profonda malinconia.
Nello scontro, però, tutto il male sta da una parte sola, in modo talmente duro da non consentire via di uscita. Il male viene visto in tutto ciò che è fede, tradizione, legame, comunità, religione quasi fossero sinonimi di chiusura, arretratezza mentale, faciloneria, semplicismo, ignoranza.
La prosa ineccepibile e le descrizioni curate ne fanno un romanzo di piacevole lettura, ma i contenuti restano per me discutibili, pertanto la sensazione finale è di amaro, di profonda malinconia.
Nessun commento:
Posta un commento