di Rosa Mogliasso
Avevo letto il suo "L'assassino qualcosa lascia", e già ne avevo apprezzato la fluidità letteraria e l'ironica "piemontesità", ma altrettanto mi aveva disturbata la volgarità gratuita di certe descrizioni che, anche a non voler essere bacchettoni, è spesso pesante e fastidiosa. Confermo il giudizio: la trama è ben articolata, il giallo decolla lentamente e incuriosisce, anche se i personaggi sono veramente molti e non è facile districarsi nei meandri delle diverse presentazioni. Ambiente: Torino e dintorni, con sconfinamenti sulla Costa Azzurra. Si parte dall'omicidio di una reporter francese in una casa di appuntamenti di Torino, per scoprire collegamenti con la mafia russa e gironzolare tra i salotti-bene e le numerose storie di "corna e lussuria" ad essi collegati. Divertenti i dialoghi e la dialettica della Commissaria Barbara Gillo, indubbiamente spassosi. Tuttavia le descrizioni di sesso grevi e feticistiche, l'insistenza sui particolari morbosi e l'assenza quasi totale di sentimenti positivi mi indirizza a un giudizio globale mediocre: insomma, non è il mio genere. (Anche qui, la critica giornalistica è entusiastica e gonfia di superlativi, dal Corriere della sera a La Stampa... Bah!!)

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