LA
MARMELLATA DI RAMASSIN
(da "I GIORNI NASCOSTI", il mio secondo libro)
(...) Gisa sta snocciolando
pazientemente manciate di opachi “Ramassìn” che occhieggiano
grigioviolacei da una grossa cassetta e propagano il loro dolce
profumo nella cucina, cadendo poi morbidamente nella capace
casseruola di rame. Betta l’aiuta, munita di guanti di gomma, per
non macchiarsi le mani, cosa che Gisa non teme (come fai con quei
cosi a sentire il nocciolo che esce e scivola e la giusta consistenza
della polpa carnosa, non troppo matura e non acerba, proprio non
capisco...). Presto lo zucchero in adeguata proporzione si addentrerà
nei meandri della pentola e verrà girato e rigirato sul fuoco fino a
creare quella poesia di aroma che avvolgerà tutta la casa, nel rito
della marmellata, che si ripete da una vita.(...)
(...) La cucina e tutto il
pian terreno sono ancora impregnati dello zuccherino inconfondibile
della marmellata; sulla credenza riposano, in file ordinate e
composte, le albarelle, debitamente coperte da teli e trapuntini
perchè non soffrano di deleteri colpi d’aria. Di tanto in tanto un
“tac” provvidenziale annuncia che una di esse ha assorbito tutta
l’aria in eccesso, ritraendo il coperchio in un sottovuoto
ermetico. Ciò garantirà la perfetta conservazione per un anno
intero, e lo sprigionamento dell’aroma delizioso alla prima
apertura.(...)
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