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lunedì 2 maggio 2016

dopo "L'amante giapponese" e "La ragazza di Orchard Street", un'altra storia di emigrazione al femminile

BROOKLYN 
di Colm Tòibin

Eilis è una timida ragazza irlandese che nei primi anni '50 vive accontentandosi di compiacere la madre e la sorella in un piccolo paese, con un lavoro insoddisfacente e in un ambiente pettegolo e deprimente. Tuttavia, quando le sue prospettive vengono ribaltate all'affacciarsi nella sua vita di Padre Flood, un sacerdote emigrato in America, che le propone di trasferirsi a Brooklyn per trovare un nuovo lavoro e sperimentare una nuova esistenza, viene colta da un profondo smarrimento e da una sensazione di nostalgia, dovendo abbandonare casa, famiglia ed ogni certezza.
Brooklyn: Eilis affronta un nuovo mondo, un ambiente di vita lavorativo piacevole e dignitoso, una coabitazione a tratti difficile e non sempre gradevole, ma grazie alla propria dolcezza riesce a intessere intorno a sè una rete di comprensione e di disponibilità (dal professore di contabilità al datore di lavoro, all'ambiente parrocchiale di padre Flood con cui collabora) che sembrano schiuderle le porte della serenità. E finalmente incontra anche l'amore. Non pare mai un amore con la A maiuscola. Eilis fatica a "lasciarsi andare" del tutto, pare sempre controllata e diffidente, per questo non ispira un'immediata simpatia, a tratti pare quasi indolente, sospesa tra il ricordo nostalgico e la mancanza di entusiasmo per il nuovo. Un triste fatto accaduto in Irlanda la spingerà ad un tratto a decidere se ritornare o meno a casa, per sempre o soltanto per chiudere i conti con il passato. Un finale lievemente malinconico trattiene il personaggio e tutta la storia in quel limbo di sentimenti non del tutto appagante e soddisfacente. (inutile dire che amo il lieto fine!)

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