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mercoledì 31 ottobre 2012

UN REGALO ALLE MIE AMICHE

Vi regalo un assaggino del mio ultimo lavoro. Se vi piace fatemelo sapere e... vado avanti!
Sì, infatti è in embrione e mi sta appassionando molto. 
Ho incontrato Emma, donna dolcissima e un po' "incasinata", alle prese con una storia intrigante. Un piccolo dono per questo inizio d'autunno così freddo e malinconico...


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(...) Nella bassa era sufficiente un accenno di calore sotto il cielo appena grigio da sembrare bianco, per dar adito alla convinzione che sarebbe stata un'estate torrida. L'aria si fermava e le teste già scrollavano: l'è rivà1. Si presagivano serate dietro le zanzariere e bracciate di torce alla citronella davanti all'uscio delle cascine. E non si era neppure a giugno. Non stanchi di autunni statici di brina e nebbia ad alternarsi tra notte e giorno, inverni immoti di neve e fiati fumosi, primavere piovose e rado sole tra una e l'altra acqua, i vecchi sembravano scongiurare il freddo lamentandosi del caldo. Si sa mai, la natura volesse soltanto far dispetto vedendoci appagati. A fine maggio era esplosa l'estate, e avevano dovuto tirar giù dall'armadio quattrostagioni le camicette di mussola e le gonne di gabardin, chè le palandrane di lana facevano calar la pressione fino al collasso, sennò.
- Ce n'è già di gente?
- Sette macchine. Ma di' un po' se si mettono vicine: fan finta di cercare l'ombra e una qua e una là... Guarda, guarda, c'è Rita con l'avvocato... uuhh come è venuto magro.... e quella là sarà la figlia? - Netta, scostata la tendina fino al naso, guardava con un occhio solo, aguzzando lo sguardo dietro le spesse lenti che le facevano le pupille grandi come olive, dopo l'operazione di cataratta. Ma ci vedeva benissimo.
- C'è già il prete?
- No, nemmeno la macchina da morto. E nemmeno Emma.
- Bè, comunque è meglio se andiamo. Tè, prendi il velo.
Quindi Cia afferrò il bastone e lo porse alla sorella, poi curvò il braccio destro a mò di ulteriore appoggio e Netta vi si arrancò. Tre mandate alla porta e, piano piano, giù per le scale della palazzina anni '70. Avevano investito la sua buonuscita in quell'alloggio elegante e comodo al piano rialzato, pavimenti in granito e porte in noce nazionale. Ne erano fiere e ne uscivano poco.
- E Adelaide?
- E' scesa da un macchinone... sarà l'ultimo "socio"...
- Ssshht! Che devi fare la comunione!
- Bè, lo san tutti, non dico mica niente di nuovo...
- Sua mamma si rivolterebbe nella tomba, buna dona, tanto brava... - Cia scrollò il capo.
- E adesso anche sua zia. Maddalena resta sua zia, no?
- Certo, la sorella di suo padre, nostri secondi cugini per parte di madre, che era magna2 Scunda...
- Tanto brava magna Scunda...
Le due sorelle procedevano lentamente, dondolando e assecondando il movimento delle anche di Netta; Cia la sovrastava di almeno mezzo metro, e la sua postura diritta e dignitosa faceva da contraltare a quella curva e anchilosata della più bassa. Attraversarono la larga piazza antistante, da un lato, casa loro e, dall'altro, la Parrocchiale di San Cosma, ed, avvicinandosi, non smettevano di analizzare, in puntuale radiocronaca, i presenti e gli assenti.
- Guarda, guarda, i cugini Prandi, là dietro!
Cia strinse le labbra per nascondere un sorriso che le fece fremere le spalle. - I cugini "Prendi"?
- Sì, "prendi e scappa", lazzaroni... (velato riferimento all'ultimo diverbio ereditario)
Da un'elegante berlina bianca, l'antica Lancia del conte buonanima, scese la contessa Giribaldi. Tutti istintivamente le fecero spazio e l'assembramento si allargò di fronte al portale neogotico, dove stazionava in attesa dell'arrivo della defunta.
La contessa non era parente di Maddalena, ma non mancava mai ai funerali delle persone per bene, che le erano state vicine negli anni, a servizio, nel banco della chiesa, nelle botteghe del paese, o rarissime amiche. E conferiva, con la sua stessa presenza, un alone di maggior rispettabilità anche a coloro che veniva a omaggiare.
Alcuni visi si alzarono all'arrivo delle sorelle, altri capi si inchinarono in saluto, qualche donna si avvicinò.
- Che caldo, oggi - disse Maria facendosi aria con il libretto da messa e facendo dondolare il rosario intrecciato tra le dita.
"Bel commento per essere la figlia" pensò Netta alzando un sopracciglio.
Un gruppo parlottava fittamente. Erano dei giovani che si ritrovavano dopo anni di assenza dal paese.
Parenti lontani che faticavano a riconoscersi dall'ultimo funerale o matrimonio che li aveva visti insieme.
- Ma no che non sei Alberto? Ti ho preso per tuo zio, sei uguale! Ma l'altra volta avevi ancora i pantaloni corti!
- E tu chi sei? Lorenzooo? Maddò quanto sei alto, cosa fai, le superiori?
- Ssssht! - qualcuno zittì, e la lunghissima automobile grigio-perla si avvicinò al sagrato mordendo l'asfalto in perfetto silenzio.
Don Curetti uscì accompagnato dal chierichetto con turibolo ondeggiante e si avvicinò con il microfono tra le mani e l'amplificatore appeso alla spalla con una lunga cinghia.
Emma fu subito al suo fianco, come si conveniva ai parenti stretti, anche se, in verità, la parente più prossima era la figlia, dalla quale, tuttavia, Maddalena non avrebbe preteso tanto.
Decine di occhi la vivisezionarono, ma il suo sguardo era fisso sulla bara, serio, determinato, incurante. Non un accenno di saluto, non un cedimento.
- Stessi occhi di suo padre, fredda come il marmo - mormorò Netta.
- Lo vedremo, al momento buono. Quando saprà che i soldi di Maddalena sono in un altro posto. Voglio proprio vedere che faccia farà. - Cia strinse gli occhi in un sorriso verso la contessa che le stava guardando, e con un leggero strattone guidò la sorella verso la navata che, lentamente, si stava riempiendo.
1 Piemontese: E’ arrivato (il caldo)
2 Piemontese: zia

ASPETTO ....


1 commento:

Rita Carla Francesca Monticelli ha detto...

Ciao Luisa, grazie per essere passata sul mio blog www.anakina.net/dblog :)
Ho risposto al tuo commento sul post del blog tour, indicandoti delle risorse per pubblicare i tuoi libri in ebook.