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domenica 7 marzo 2010

"OLTRE LA NOTTE"
E' fresco di stampa "Oltre la notte”, edito da Primalpe, primo romanzo di una maestra cuneese che si mette alla prova con una vicenda che si snoda tra tocchi di leggerezza ed impennate da tragedia.
Appassionata lettrice, fin da piccola amava più leggere che giocare, ma solo ora si è avvicinata alla scrittura, perché i libri non si inventano, ma si scrivono
quando si hanno orecchie attente e fervida fantasia.
“Spesso non ero soddisfatta di ciò che leggevo. Avrei voluto conclusioni diverse, immaginavo ulteriori personaggi, tanto da volermi mettere a scrivere di mio…”, ricorda l’autrice.
E così, in seconda elementare, Luisa Gossa decise di scrivere una storia lunga un quaderno. Quel quaderno lo mostra ancora oggi ai suoi allievi come ricordo, ma soprattutto per stimolare in loro il desiderio di esprimersi e di inventarsi.
La storia che ha scritto è ambientata nella realtà apparentemente idilliaca di un piccolo paese nel basso Piemonte, dal nome che sa di leggenda, Rosalma ed è un romanzo al femminile perché la protagonista e le figure dominanti sono donne, ciascuna con la sua peculiarità, il suo punto di vista, il suo apporto psicologico all’insieme della vicenda narrata.
Tutte quante si muovono tra luci e oscurità, bagliori e silenzi e fanno da coro alla voce di Regina, la giovane protagonista: l’appoggiano, la compiangono, la consolano,
la contraddicono proprio come il coro di un’antica tragedia.
La guerra partigiana e la vita in questa vallata cuneese sono il “pretesto” sul quale Luisa Gossa racconta le vicende di Regina che trascorre la propria adolescenza
in un collegio di Saluzzo, affidata ad una zia suora e poi, via via, ci regala incanti e tenerezze per poi scaraventarci nell’incubo di una violenza subita in
una notte buia.
Nell’anima della protagonista scende la sofferenza che tortura le sue fibre più nascoste e segrete, lacerandola e spezzandola.
Tende a separarla dalle persone, la isola, interrompe la continuità della sua vita, cambiando il suo modo di essere.
Questo grande dolore rimuove però le nebbie dell’indifferenza, dell’apatia e diventa matrice di riflessione e di crescita emozionale.
Possiamo dire che le parole per raccontare la sofferenza, la rabbia, il desiderio di vendetta, ma anche la tenerezza del primo amore, la solidarietà, la compassione, l’autrice le ha sapute scegliere ed usare bene.
A volte il paesaggio e i drammi umani si compenetrano: la parola allora si fa dura, aspra, malinconica per esplorare la condizione ambigua dell’uomo.
Nella storia raccontata possiamo trovare due percorsi a ritroso, su due dimensioni temporali differenti e sono il tempo della storia e il tempo dei ricordi, pervaso
quest’ultimo da un dolore devastante che rimanda a una frase di Gibran: “Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte”.
Le tematiche del libro sono universali: la vittima e il persecutore,l’amore el’odio, il perdono e la vendetta e in modo particolare la violenza sulla donna, tema di
scottante attualità.
Luisa scrive con lo sguardo di una memoria che comunica la pesantezza del vivere assieme alla possibilità di un riscatto liberatorio.
Sa inoltre stemperare l’asprezza della vicenda raccontata con suggestive descrizioni di ambienti e paesaggi, nelle quali rivela una scrittura venata di lirismo.
Nonostante il contenuto drammatico, la narrazione è pervasa dalla gioia di questa scrittura e all’autrice va il merito di aver saputo intrecciare sentimenti forti
in quadri di raffinata bellezza.
Marita Rosa

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